domenica 30 agosto 2009

venerdì prossimo, alle 21 circa, tutti per la fiaccolata contro l'omofobia da via di san giovanni in laterano fino al campidoglio.


Cogliamo l'occasione di dimostrare un impegno, spontaneo e compatto. tutti i venerdì a Roma. Fino a che non cambi qualcosa.
cerchiamo di dare un segnale di indignazione civica. spargete la voce.

mercoledì 26 agosto 2009

DOBBIAMO PRENDERLA COME UN ASSEDIO?












Hanno cercato di incendiare il Cube di Roma, sede di Muccassassina sventata solo grazie all'arrivo tempestivo delle forze dell'ordine. Questa situazione comincia a seccarmi, impensierirmi, indignarmi. Inizia ad essere opportuna una mobilitazione prima dell' annunciata manifestazione del 10 ottobre. Questo è un assedio. Che le forze politiche e le associazioni GLBT facciano qualcosa se non vogliono un escalescion di violenza.
Invito tutti i bloggaroli e non a muovere gli animi affinché ci sia una reazione concreta a tutto questo. Non l'ho mai scritto prima ma questi, hanno iniziato a rompere il cazzo.

martedì 25 agosto 2009

AGGIORNAMENTI SULL'AGGRESSIONE AL VILLAG


Questa volta mi prendo davvero a cuore l'accaduto. Ho letto pareri contrastanti anche sul mio Feis Buc riguardo l'accaduto. Alcuni mi allarmano molto. In tanti infatti vorrebbero reagire con violenza alla violenza. Questa politica non mi trova affatto d'accordo perché ci ricaccerebbe in uno stato da legge del taglione francamente inaccettabile. Oggi però, sono andato a leggere un po' di commenti sulle versioni on lain delle varie testate giornalistiche ed ho trovato alcuni commenti che mi hanno agghiacciato, non solo per il fatto che qualcuno pensi realmente cose del genere ma anche perché si è permesso che venissero pubblicati. Leggendoli quindi sul forum de IL GIORNALE, mi è sorto un dubbio: la libertà di parola e di stampa può essere tanto inalienabile da permettere che vengano pubblicate opinioni del genere senza neppure una nota di biasimo da parte dell'editore commenti come questi? Anche solo il fatto di pubblicarli, non fomenta l'odio, l'intolleranza e persino reazioni che possono fomentare poi violenza?
Forse leggere commenti del genere ci fa bene. Ci aiuta a non abbassare la guardia e a ricordarci costantemente che noi ghei non siamo così ben accetti ed integrati come sostiene la Signora Garfagna.

lunedì 24 agosto 2009

AGGRESSIONE AL GHEI VILLAGE


Mi chiedo se non sarebbe più prudente prendere ed andarsene. Se sia davvero un valore la convivenza o se, più realisticamente, non sarebbe meglio accettare il fatto che non siamo fatti per vivere tutti insieme. Se, a questo punto, non sia preferibile vivere in un ghetto auto imposto lontano dalla violenza fisica e politica perché, se devi essere accoltellato davanti al Ghei Villag per il fatto di aver baciato un ragazzo, se devi trascinarti a cercare aiuto nell’indifferenza della gente che era lì ad assistere alla mattanza come i romani al Colosseo, tanto vale mollarla questa società e crearsene una, lontana, in cui si possa essere quello che si è senza dare giustificazioni.
Il fatto, credo, sia noto, in caso contrario potete trovare i dettagli sulla pagina di Repubblica. Non ho molti commenti da fare a riguardo che non rischino di precipitare nella retorica. Non occorre che manifesti il mio disprezzo umano per l’aggressore, né che mi indigni perché lasciato a piede libero mentre l’aggredito è ricoverato in ospedale, né che mi vergogni della corsa dei politici a condannare il fatto, gli uni per circostanza, gli altri per recuperare un elettorato omosessuale ormai sempre più deluso dalle aspettative promesse e imbarazzantemente disattese. E mi causano un ghigno di disprezzo le dichiarazioni di solidarietà di quella ministro che, proprio lei, continua a non sentire la necessità di una legge che includa nel codice penale il reato di omofobia.
Ho sentito che si organizzerà a breve una manifestazione. Mi auguro che si realizzi senza polemiche e che partecipino tutti per dimostrare che, forse, una speranza di convivenza è ancora possibile.

venerdì 21 agosto 2009

E IO?


Premetto subito che a me Richi Martin piace. E non solo perché sono convinto che insieme saremmo una splendida coppia ma anche perché, a costo di sembrare un residuato dell’era della Niu Eig, vedo nei suoi occhi una gentilezza d’animo che difficilmente riuscirei a rintracciare in quelli di altri artisti come Pit Doerti.
La mia quindi non è una critica ma una riflessione. Sul sito di Repubblica di stamattina sono apparse delle foto che lo ritraggono sulla spiaggia insieme alla coppia di gemellini, suoi figli, concepiti grazie ad un utero in affitto. La foto sembra uscita da un catalogo Ovviesse, ma, nonostante questo, sono contento per lui, ovviamente come lo posso essere nei limiti del fatto che non lo conosco per niente, ma mi chiedo: perché il diritto alla paternità per i singol deve essere un’esclusiva di chi ha una certa disponibilità economica mente gli altri devono vedersi privati di questa gioia che io intendo sempre più come un diritto naturale di ogni essere umano?

Avendone i mezzi, anche io avrei considerato già da tempo la possibilità di adottare o generarne di miei rivolgendomi all’estero presso istituti specializzati, convinto del fatto che l’educazione di un figlio prescinda la presenza di riferimenti genitoriali tradizionali (del resto la disputa tra psicologi e pediatri sulla questione cambia da un giorno all’altro confermando quanto queste siano pseudo scienze e, per questo, solo relativamente attendibili) ma francamente mi sento estremamente mortificato dal fatto che in molti paesi (guarda caso il nostro è uno di quelli) ancora non si sia neppure lontanamente presa in considerazione l’ipotesi di permettere anche ai singoli di formarsi una propria famiglia. Conosciamo tutti le ragioni di tale mancanza (Chiesa, politici baciapile, cultura restrograda e moria delle api) e del resto, se dalle nostre parti, ancora non si vede luce riguardo le unioni covili, figuriamoci una questione del genere: pura fantascienza. E già so che di questo passo, più che dei figli, sarà già un’ipotesi più che ottimista se un giorno potrò avere in adozione dei bisnipoti, ma a me, che vi devo dire, vedere ‘ste foto di lui, bellissimo, che abbraccia questi due figli che sembrano caduti dalle braccia di qualche serafino del paradiso, m’ha fatto venire una gran frustrazione.

mercoledì 19 agosto 2009

-3


Solo un rapido aggiornamento su questo trattamento sprint finalizzato a perdere 6 chili in 5 giorni. A stamattina, ne ho fatti fuori già tre. Secondo me la privazione di cibo, unita ai 40 minuti di corsa che mi faccio ogni mattina a digiuno e questa sauna che si ostinano a chiamare Roma, funzionano. Prima che qualche medico mi denunci per apologia al suicidio, dichiaro che questa cura non ha nessun fondamento scientifico e che se però ci provate e funziona, dovete fare un versamento sul mio conto corrente.

martedì 18 agosto 2009

NUOVI CHILI, VECCHI PROPOSITI
















Il principio è quello di causa ed effetto: se mangi, ingrassi. Ho passato tutta la scorsa settimana non facendo altro che questo. Che sia stata la frustrazione di vedere tutti i miei amici partire per le vacanze, il fatto che non abbia ancora definito la questione casa o semplicemente che mi sia un po’ rotto le palle di mangiare solo petti di pollo ai ferri allenandomi come se avessi appena ricevuto le convocazioni per partecipare alle olimpiadi del 2012, ieri il mio apparato digerente si è arrampicato fin sul quarto livello del Colosseo (il terzo era già occupato dai vigilantes che protestano per il contratto) sventolando uno striscione che rivendicava: “sono un organo interno, non un mulo!”.
Volendo quindi evitare che anche il fegato lo raggiunga, ieri, mentre terminavo la terza o quarta non ricordo fetta di cischeic, ho esclamato la frase: “basta, da domani si ritorna nei ranghi”. A quel punto, Bred Pit, per un secondo, ha dimesso l’espressione da monolite dell’isola di Pasqua che ha deciso sarebbe stata la sola che avrebbe avuto recitando in Bengiamin Botton (era la mia serata Blocbuster) e, guardandomi attraverso lo schermo, ha iniziato a ridere a crepapelle.
Stamattina, dopo una notte di incubi causati in parte dalla decisione di andare a correre appena sveglio in parte per il pacchetto di patatine alla cipolla che ho fatto fuori subito dopo aver proclamato quel ferreo intento di dieta, appena alzato, mi sono sciacquato la faccia e sono andato dritto in palestra lanciandomi sul tapirulan, saltando a pie’ pari la colazione dopo aver letto su Mens Elt che se ti fai una mezz’ora di corsa a stomaco vuoto rischi probabilmente di toglierti una volta per tutte il dubbio se c’è vita dopo la morte ma potresti anche perdere grasso più velocemente. Credo di non aver sentito fatica per i primi 10 minuti, non tanto perché ho un corpo allenato (a quanto pare, anche a prendere 6 chili in una settimana), ma perché ero ancora talmente rintronato dal sonno che anche mi avessero pestato un piede con il cingolato di un carro armato, non avrei emesso un lamento.
Dall’undicesimo minuto in poi è stato tutto un imprecare contro i menù di Mec, la pizzeria sotto casa, e le spaghettate di mezzanotte, come se il loro finire triturati dai miei denti non fosse stata in alcun modo una mia azione volontaria.
E se tutto questo non bastasse, alle 8 del mattino, la mia palestra attua la convenzione con il centro anziani di zona, di conseguenza, non è stato neppure possibile trovare uno stimolo visivo che lenisse tanta fatica (cosa che solitamente mi piace incarnare nelle fattezze di uno che potremmo descrivere laconicamente come “uno o più boni”).
Siccome intendo perdere questi chili di troppo al più tardi per sabato perché voglio andare al mare senza dover indossare il burkini, alle 18 farò un altro salto in quella sala di torture per un programma di tonificazione che verrà poi premiato a cena con un decotto di finocchio, e un sonno ristoratore. Secondo i miei calcoli, già domattina dovrei svegliarmi con un cerchio alla testa, crampi allo stomaco ma un paio di chili in meno, il che rende i primi dei trascurabilissimi effetti collaterali.

PS: presso le ricevitorie autorizzate e i tabaccai convenzionati è possibile scommettere sul raggiungimento dell’obiettivo che i bucmeicher inglesi danno già 30 a 1.

giovedì 13 agosto 2009

L'ESODO E L'INSOPPORTABILE DISAGIO DI CHI RIMANE


Mia madre mi perdonerà ma era troppo umiliante ammettere di non avere soldi da spendere per una vacanza, ed ho iniziato a imputare la causa del mio ferragosto romano ad una sua malattia mortale che la costringe a letto. Lo so che non si fa e che uno dovrebbe ammettere con serenità e maturità un impedimento di cui, per altro, non ha responsabilità, ma incontrando degli amici al Caming Aut (ndr: il bar degli invertiti capitolini, ieri sera in modalità: “sala d’attesa di Fiumicino”) era già insopportabile vedere i sorrisi carichi di aspettativa vacanziera di chi tra un giorno partirà per la Grecia che se avessi anche dovuto sorbirmi il loro sguardo compassionevole stile Angelina Giolì che imbocca un bambino malnutrito del Gana avrei iniziato a dare cazzotti al muro fino a farmi sanguinare le nocche.
In questi giorni, ho provato in tutti i modi ad elaborare un prospetto finanziario di reinvestimento del mio bagget che, a paragone, le manovre fantaeconomiche di Tremonti sembrano la tabellina del due, ma alla fine mi sono dovuto rassegnare all’evidenza. Ho anche tentato di persuadermi dicendomi che ci sono tragedie peggiori del passare la settimana di ferragosto in città (e fino a che non mi è venuto in mente l’assistente personale di Valeria Marini, non riuscivo a trovare nulla di altrettanto traumatico), che le cose il prossimo anno saranno sicuramente migliori e che del resto buttarsi sulle spiagge di Super Paradais è la cosa più cafona dopo la corona tatuata sulla nuca della Ventura, eppure, non ci posso fare nulla, io mi sto mangiando i gomiti dall’invidia (le mani le ho già fatte fuori la scorsa settimana ascoltando le mete americane di altri miei amici) perché alla fine, me ne morirei all’idea di passare giornate in spiaggia cercando di raggiungere quella brunitura della pelle che mi piace tanto, chiacchierando con gli amici, ammiccando a qualche bel ragazzo, preoccupato solamente di dover decidere il ristorante per la cena. Non chiederai di meglio che passare un’ora in bagno preparandomi per la serata, vivendo l'atroce indecisione di dover scegliere la più adatta tra le 45 magliette stipate in valigia e facendo poi l’alba ballando nella piazzetta più sputtanata dell’arcipelago greco, ubriaco di gin tonic ed ebbro di risate. E chi se ne frega se non è poi un desiderio così originale ed elegante. Del resto, come dice sempre il mio amico costumista quasi affermato, il mio problema è che sono troppo meinstrim e, di conseguenza, quest'anno, sentirmi escluso dall’evento di massa dell’esodo di metà agosto, mi fa sentire frustrato come l'unico bambino ebreo in una classe di cristiani che ascolta dei regali ricevuti dai suoi compagni al ritorno dalle vacanze di Natale.

lunedì 10 agosto 2009

FERRAGOSTO CITTADINO.


Visto che tanto non credo abbiate di meglio da fare, se restate questa settimana in città, ho provato a tirare fuori qualche disperante tentativo di passare il tempo. Dalla mia rubrica su gay.tv
Buona settimana di ferragosto

giovedì 6 agosto 2009

2 ANNI FA.


Due anni fa vado a Torre del lago. Un fine settimana al mare con gli amici, mi dico. In realtà, un patetico tentativo di rivedere un ragazzo conosciuto pochi mesi prima, con il quale le cose non erano andate. Lo stato resta invariato ma conosco nuovi amici. Uno di questi diventa carissimo.
Due anni fa torno da questo viaggio. Il mio carissimo nuovo amico legge alcune cose che avevo scritto e mi dice: “perché non apri un blog?”
Non so neppure cosa sia un blog, ma ci provo.
La storia non si fa con i se, ma la mia sì. Se non fossi andato a Torre, se non avessi conosciuto questo amico, se non mi avesse spronato a scrivere, oggi non starei qui a ringraziare tutti voi che, anche solo una volta, vi siete fermati per qualche minuto a leggere i miei pensieri.
La storia non si fa con i se ma se non avessi aperto questo blog non avrei conosciuto altri e formidabili amici, non avrei avuto l’occasione di scrivere un libro è oggi, invece che fregiarmi del titolo di ghei più influente d’Italia sarei continuato ad essere soltanto la più checca di Roma.
Venerdì torno a Torre del lago per presentare il mio libro al Mardì Gras ma per me è più un pellegrinaggio su quelle spiagge che, in qualche modo, hanno cambiato la mia vita.

mercoledì 5 agosto 2009

PERCHE’ IN UNA CALDA MATTINA D’ESTATE HO PENSATO CHE IL SIGNOR BERLOSCONI DEBBA ABBANDONARE IL SUO RUOLO.


Dovrebbe dimettersi perché occupare il ruolo di primo ministro non è come fare il tronista a Uomini&Donne. Chi riveste una carica politico, oltre alla gestione della cosa pubblica, dovrebbe sentire la responsabilità di dare un esempio morale e, dopo aver scoperto i fatti di villa Certosa, il suo è tutto fuorché integerrimo.
Dovrebbe rassegnare le dimissioni perché se sei portavoce di uno schieramento politico che fa dell’integrità familiare uno dei suoi punti strutturali (e il suo elettorato lo ha votato anche per questo) non puoi poi mettere le corna a tua moglie, perché la faccenda passa da una debolezza personale ad una disattesa della fiducia dei tuoi sostenitori.
Dovrebbe saltare giù dalla poltrona perché se non riesce a gestire una crisi familiare, figuriamoci che capacità può avere di tirare fuori questo paese da un’apocalisse economica.
Dovrebbe ritirarsi in una delle sue 100 ville perché quando va in giro per il mondo ad ironizzare sui suoi appetiti erotici da merlo maschio, non parla il signor Berlusconi ma una delle tre cariche più importanti della nostra Repubblica.
Dovrebbe cedere il passo perché, anche fosse innocente, preferirei ricordarlo come una persona che con dignità e senso della decenza si rifiutò di impregnare la politica del rancido odore dei bordelli piuttosto che aggrapparsi al bracciolo imbottito della sua poltrona come un bambino troppo viziato.
Dovrebbe dire “addio” perché le sue dichiarazioni riguardo tutta questa faccenda trasudano prepotenza. Quella di chi ha la presunzione di credersi intoccabile e superiore a tutto, la stessa de l’Innominato del Manzoni. Ma proprio la fine di questo gli faccia da monito: che sia divina o umana, prima o poi le azioni che compiamo trovano la via del loro riscatto o della loro censura.
Per questi e molti altri motivi, dovrebbe lasciare la sua carica, ma non lo farà. Perché viviamo in una nazione dove una villa in Sardegna arriva a costare 35mila euro a settimana. Perché dalle nostre parti alcuni politici non ci trovano nulla di sbagliato nell’ordinare alla propria scorta di accompagnare la moglie dal parrucchiere, come fossero scioffer. Perché in fondo il maschio cialtrone e mascalzone che tiene una mano nelle mutande di una ventenne mentre con l’altra fa le corna ad un premier straniero raccontando barzellette sugli ebrei è esattamene quello che la maggior parte degli italiani farebbe se fosse al suo posto.

domenica 2 agosto 2009

AUGURI PAPA'

Il mio sogno ricorrente, ogni qualvolta devo andare a trovare mio padre, è quello di essere in macchina con mio fratello. Aria condizionata sufficiente a farci viaggiare con il fresco di marzo mentre fuori è appena iniziato agosto. Roma è alle nostre spalle da non più di 100 chilometri quando su un pannello autostradale appare un avviso: “Strada interrotta. Tornare indietro”. Dopo un paio di imprecazioni (del tutto di circostanza) e una telefonata a nostro padre per spiegargli il motivo per il quale non ci vedremo (tirando fuori anche qui un “mannaggia, ci tenevo tanto”, credibile come Medea recitata dalla Dellera), giriamo le ruote e ce ne torniamo a casa.
Sabato il sogno non si è avverato quindi, alle 12 eravamo già a Chieti. Alle 12, 30 con le gambe sotto il tavolo e alle 12, 45 mio padre mi aveva già urtato ai nervi. A difesa del povero genitore devo dire che i nostri rapporti sono talmente compromessi da anni di incomprensione che mi manda fuori di testa anche se solo mi chiede di passargli il sale.
Poco dopo pranzo cerco comunque di instaurare un dialogo che non sia l’aggiornamento delle sue mille attività (“mi sono iscritto a tango”, “ieri ho fatto 25 chilomentri di corsa”, “il prossimo anno, vado in crociera”, “ho scoperto la cura contro l’aviaria”) e per avere un po’ della sua attenzioni tiro fuori il notizione: “pa’, devo cambiare casa. Mi hanno sfrattato”.
Pa: “davvero? E come mai?”
Primogenito: “boh, dice che gli serve”.
Secondogenito intanto sta elaborane un sistemone per il Superenalotto mentre mia nonna ascolta senza proferire verbo.
“Dove andrai adesso?”, il tono non mi sembra così apprensivo quindi rincaro puntando sul patetico: “non so ancora…”.
“Sai che ho finito la biografia su D’annunzio?”.
Deciso: la prossima volta gli dico che ho una malattia mortale.
La festa per il suo compleanno, si terrà in giardino verso le 20, 30. Ospiti previsti: tutti i parenti più stretti.
Nell’attesa che venga l’ora, mi metto a dormire in quella che dovrebbe essere la mia camera ma che ristrutturata da mio padre, sembra piuttosto una baita tirolese: soffitto in legno con travi a vista, un materasso di lana e una finestrella larga come la cruna di un ago. Ideale per trattenere il calore se fuori un asteroide ha colliso con la terra precipitandola in un inverno senza fine, ma se è estate e ci sono 300°, la sola incertezza è capire se morirai come un astice fatto al vapore o affogato nel tuo stesso sudore.
Mi sveglio di soprassalto tra le urla di mio padre e mio fratello. Loro lo chiamano “conversare” ma quando hai il tono di voce di un corno celtico per il richiamo delle mandrie, anche un sussurro può compromettere l’integrità dei tuoi timpani. Stanno disquisendo sui numeri da giocare per vincere 114 milioni di euro. Mi coinvolgono nell’affare minacciandomi che, qualora non li seguissi e loro dovessero vincere, non mi darebbero neppure un euro. Siccome so che sarebbe così, tento la sorte.
Risultato: su sei colonne, abbiamo preso un numero. Sfuma quindi il sogno di poter sospendere i colloqui per trovare lavoro e visite a case sgarupate per trovare un altro appartamento.
E’ sera e arrivano finalmente zii, cugini e fidanzate di cugine. Anche quest’anno sono il solo nipote zitello ma nessuno si azzarda più a fare commenti.
Argomento della stagione: le zanzare. Pare che da quelle parte ne girino di sfacciate ed ingorde. Dopo aver quindi disseminato torce alla citronella ovunque, la temperatura si alza ovviamente di almeno 12°, la puzza di pseudo bergamotto rende disgustosa qualsiasi cosa mangiamo e in sottofondo sentiamo comunque dei ruttini che sono quelli delle zanzare satolle di sangue, del tutto immuni a queste maleodoranti precauzioni. È tutto un aspergersi di Autan e un battito di mani che poi si aprono nella speranza di trovarci dentro il cadavere di una di quelle piccole vampire. Tutto questo però non serve a molto e, poco dopo, inizia una gara a chi ha ricevuto più punture, l’altro premio è per chi ha la bolla più grande. Io vengo risparmiato dalla mattanza (questione di odore della pelle, dicono) ma, sentendomi emarginato, millanto e mi gratto fino a procurarmi delle ulcere da poter sfoggiare anche io come ferite di guerra.
Verso mezzanotte scatta il dramma: come ogni anno io e mio padre litighiamo con l’eleganza di due vaiasse napoletane che si fanno lo “strascino”. Incuranti dei parenti ammutoliti ci mandiamo a fanculo a ripetizione e questi, ovviamente si affrettano a sottolineare quanto sia tardi per scivolare via lungo un fiume di imbarazzo. Tregua. Li salutiamo con affetto poi, riprendiamo il secondo e terzo raund.
Sfiniti andiamo a letto prima di scoprire chi dei due abbia vinto ma, chiunque sia, ha avuto la meglio sull’altro ai punti, non certo per K.O.