lunedì 29 dicembre 2008

LA LISTA DI CAPODANNO








Ancora poche ore e sarà l’ennesimo 31 dicembre. Lo so che i desideri sono sogni chiusi in fondo al cuor e che Babbo Natale si è già dato un sacco da fare per esaudire il mio più grande facendo vincere l’Isola a Vladimir Luxuria ma sarebbe meraviglioso se quest’ano potessi risparmiarmi scene e frasi che si ripetono invariabilmente ogni capodanno. Quella immagini che il 2 gennaio ti riprometti non rivivrai più il capodanno successivo (visto che il primo è dedicato a capire come si sia potuti finire i una pozzanghera di vomito alcolico e a gestire rimorsi mostruosi per essersi detto un “vabbé, è capodanno, può andare anche lui” di troppo).
Dopo lo strepitoso successo del decalogo natalizio ecco quindi la lista del capodanno.
Questa volta sono in ordine sparso perché trovarne quale elemento di questa ricorrenza sia migliore o peggiore è difficile tanto quanto assegnare un genere sessuale a Mario Giordano di Studio Aperto. Quindi lascio a voi, se vorrete, il piacere di fare il vostro personale renching (parola che ho imparato vedendo i campionati lesbicidi lancio del caterpillar mandati suScai Sport 2 il 28 sera).

1) “Buona fine e buon inizio”. Anche quest’anno si conteranno a milioni le dita che si slogheranno a forza di grattarsi per scongiurare questa iattura che sembra uscita dal Mallus Diaboli.

2) “Chi (strizzata d'occhio malizioso) a capodanno, (strizzata d'occhio malizioso) tutto l'anno”. In genere te lo augurano proprio così: una frase a cui mancano delle parti. In pratica una puntata della Ruota della fortuna o una vera e propria istigazione alla prostituzione dato che si potrebbe "strizzata d'occhio malizioso" con chiunque pur di scampare un anno di castità.

3) Le mutande rosse. Problema liquidato da quando nel 2004 ho deciso di non indossando più mutande. Ognuno trova il suo modo di contribuire alla preservazione della natura. Chi guida macchine ecologiche, chi è vegetariano, io non porto le mutande. Sapete in percentuale quanto detersivo inquinante in meno utilizzo a fine anno non lavandole mai?

4) Il conto alla rovescia fuori sincrono con la tv. Com’è possibile che non si riesca a contare da10 a 1senza perdersi? Non si tratta mica di intonare un canto a cappella a 8 voci in un coro polifonico di 200 elementi! Eppure si arriva sempre che uno festeggia la mezzanotte tre secondi prima di altri, 5 secondo dopo e chi continua a contare fino al 4 gennaio.

5) La tristezza del vedere l’indomani l’immancabile cotechino che agonizza in un letto di lenticchie stantie e che per rimuoverlo dalla pentola devi usare la lancia termica.

6) il cenone di quelli che vanno a teatro il giorno di capodanno che manco sanno come si scrive la parola teatro e quindi pensano che sia una cosa pazzesca da nobel della cultura cenare con dei guitti che fanno battute su tette e culi da un palcoscenico del Bagaglino.

7) quelli che si presentano con le buste piene di botti in perfetto stile ribelli ceceni e si mettono sul balcone a sparare facendo a gara con i vicini fino a che un fungo di fumo alto 50 metri non pone termine all’esperienza dell’essere umano sulla terra.

8) chi va a fare il capodanno in piazza pressati come sardine, con la gente ubriaca che ti piscia addosso, assistendo al concerto di Dic Dic di Rosanna Fratello o altri cantanti di grido riesumati come loro dal museo egizio di Torino e che ti farebbero passare l'euforia anche avessi mangiato biscotti impastati con la cocaina al posto della farina.

9) Chi butta cose vecchie e bottiglie dal balcone e che tre anni fa hanno centrato il mio motorino. A loro auguro ogni anno che per la fretta di calmare un attacco di diarrea post cenone per errore usino una bomba di maradona al posto di una supposta di Imodiom.

post pauered bai LORD

giovedì 25 dicembre 2008

ALLENAMENTI IN PALESTRA: attenti se vi sentite dire certe cose.




















Quando mi alleno in palestra ho sempre e cuffie conficcate nelle orecchie. Non lo faccio perché non voglio essere disturbato dato che non lo farebbero (soprattutto chi invece vorrei lo facesse) neppure avessi una maglietta con su scritto “ho scoperto il vaccino contro il tumore. Chiedimelo, te lo do gratis”.
Quindi è per questo che mi perdo un sacco di quelle frasi gergali che i discepoli omoricchionazzi del muscolo invece usano tanto.
Per fortuna Gnomilde, la micro reginetta dei manubri e delle diete equilibrate a base di aria e dita in gola, ha raccolto per me una serie di sentenze che si scambiano tra coloro che in palestra ci vanno per far crescere i muscoli e non per vedere (solo) gli uomini nudi nello spogliatoio.
Ditemi: dicono davvero così?

Stai facendo dei grandi progressi! = mi sa che prende gli anabolizzanti.
Davvero sono del tutto naturale! = OK, ora ho la conferma: ne prendi a secchiate.
Hai un paio di brufolini sulle spalle = visto che hai 75 anni e il corpo di un ginnasta bulgaro mica vorrai farmi credere che è acne giovanile.
Anche qui: secchiate di steroidi.
Si, è vero, sono un po’ fuori forma ma a causa di uno schiacciamento della 3a vertebra ho dovuto rallentare gli allenamenti = ho esagerato con gli anabolizzanti e ho una ritenzione idrica che manco una medusa.
Ho un po’ di mal di schiena = Ho ingurgitato talmente tante porcate che mi si sono inchiodati i reni.
Una volta curavo molto di più il mio corpo, ora mi interessano altre cose = Dai e dai gli anabolizzanti non hanno più effetti e ora mi riciclo intellettuale perché ho avuto il mio primo approccio con la lettura leggendo l’altro giorno lo scontrino della GS.
Hai delle buone potenzialità (questo è quello che mi dice in continuazione la cara Gnomilde) = Hai un corpo di merda, se non ti dai una mossa stai fresco (ora capisco cosa pensa davvero di me).
Stai molto bene con un paio di chili in più = premettendo che nessuno sta bene con un paio di chili in più, neppure Vicrtoria Becam, non può che essere una forma di offesa al pari de “limortaccitua!!”.
Le gambe sono il tuo punto forte = Il resto fa schifo quindi consiglio ot pens anche a dicembre con -12° e la scocca di uno scaldabagno per coprire il sopra.
Dovresti concentrarti meglio sulle gambe = Sembri un pollo.
Per i glutei che esercizi fai? = Hai un il culo piatto che sembra il portamonete di una vecchia.
Capisco bene, i pettorali sono molto difficili da sviluppare = Se non ti impiantano del silicone avrai sempre il petto piatto come il tavoliere delle Puglie.
Gli addominali non li alleni mai? = hai una panza che sembra un maglione sblusato.
Dovresti concentrarti meglio sui tricipiti = quando saluti con la mano sposti l’aria con quella pelle a ventaglio del braccio.
Mi piacciono i corpi non troppo grossi = Hai un corpo di merda:1.
Nonostante la palestra hai un corpo molto armonico = Hai un corpo di merda:2.
Li stai usando tu i 30 kg? = Ma non farmi ridere. Staranno qui a terra perché qualcun’altro non li ha messi a posto.
No, non sto usando i 6 kg!! = sì, ma non voglio sembrare Barbi Fitnes.
Ti secca se ci alterniamo? = primo timido tentativo di rimorchio.
Tanto è l’ultima serie: vai via mostro!

Ho ancora molte serie da fare = * con te neppure fossimo stati mandati solo noi due nello spazio alla ricerca di forme di vita su marte e il compiuter di bordo in avaria ci stesse invece spedendo agli estremi della galassia.
Di solito mi alleno duramente, stasera sono stanco per il lavoro = ma vengo lo stesso per fare una sauna e vedere e i maschi nudi attraverso la porta di vetro.
Mi ha fatto piacere parlare con te, sai di solito non chiacchiero con nessuno in palestra = La prossima volta ti metto un metro di lingua in bocca.
Scusa se non rimango a chiacchierare con te ma sono nel mezzo di una superserie = vedi: *.
Vieni anche tu ad allenarti qui? Ma dai! Non lo sapevo! (Prima versione) = E’ da 3 anni che ti sbavo dietro come una lumaca mutante di 78 kg.
Vieni anche tu ad allenarti qui? Ma dai! Non lo sapevo! (seconda versione) = stavolta è vero. Se non ti ho mai notato è perché l’incendio in un orfanotrofio in confronto a te è meno tremendo.
Quello se la tira da morire e non ha tutto sto gran corpo = se me lo da poi giuro prendo i voti.
A quest’ora c’è troppa gente ed è impossibile allenarsi! = Ma io vengo lo stesso a quest’ora perché magari rimorchio uno straccio di uomo.
In questa palestra ci sono troppi gay! = e neppure così mi si filano.
Non sapevo che ci fossero così tanti gay in questa palestra! = L’ho trovata sulla Spartacus e mi faccio tutti i giorni un’ora e un quarto di autobus per venirci continuando a dire che mi sta di strada verso casa.

martedì 23 dicembre 2008

VIGILIA IN FAMIGLIA: io, mamma e il poni Pixel.





















La vigilia del natale scorso l’ho passata a cena con mia madre e mio fratello ed è durata meno di un pranzo da Mecdonald. Ci mancava solo alla fine svuotassimo il vassoio nel portarifiuti e che mia madre mi mettesse gli avanzi nella scatoletta dell’eppimil. Alle 21 sono arrivato a casa sua. Alle 22 avevamo finito e alle 22,30 mi fa: “io vado a messa, vieni?”.
Me lo chiede a ogni Natale e Pasqua e considerando che non mi confesso da quando ho 16 anni, che ai mondiali di Espana 82 avevo 9 anni e che la risposta è invariabilmente “NO”, detta a volte anche con forme più rudi e scurrili di diniego, calcolate voi quante volte ho frustrato le sue speranze di redenzione.
“Vabbè allora io mi devo iniziare a preparare, tu che fai?”. Che vale quanto un: o con Dio o a casa tua!
Io immagino che alla parrocchia di mia madre la gente sia disposta a dare gomitate allo sterno e ginocchiate alle palle pur di accaparrarsi i primi banchi per assistere a una funzione celebrata da un parroco che quando racconta le storie di Cristo lo fa per esperienza diretta, ma preparasi ad uscire 2 ore prima mi sembra un po’ troppo.
Mio fratello è già pronto con la giacca indosso da ancora prima di lei ma per andare a giocare a pocher con gli amici (si anche lui invasato da un fervore da vero cristiano passerà la serata tra sigarette, uischi, bestemmie e centinaia di euro vinti:dei due figli, è quello che ha culo).
Alla fine resto io, seduto, che succhio ancora teste di mazzancolle.
“Se vuoi, resta”.
Si certo, maco c’hai Scai! Che faccio? Mi uccido di pizzichi?!
Alle 11 sono già a casa.
Pervaso dallo spirito del natale, galvanizzato da questa mistica vigilia in famiglia, saltello qua e la tra i canali della piattaforma di Mardoc approdando poco dopo su Calt, che, non so se per affiliazione alle bestie di Satana o per un dispetto di un programmista costretto a mandare in onda trasmissioni invece di andare con la famiglia a qualche cenone fuori Roma, ti spara un documentario sugli zoofili. Quindi passo la mezzanotte con Cliff (un vecchio catafalco mezzo cieco e con tatuaggi sparsi ovunque e a casaccio) e Pixel, la poni che si fa e con la quale, non mi chiedete secondo quale rito, si è addirittura sposato.
E domani è già di nuovo Vigilia. Speriamo quest’anno programmino un documentario su Bac Engel, la transessuale donna diventata uomo che ha tenuto la vagina e che fa l’attrice porno sado-maso. Lo troverei moto appropriato alla sera del santo natale.

sabato 20 dicembre 2008

PROPOSTE REGALO UTILI ED ECONOMICHE PER NATALE (e c'è chi dice che questo blog non serve a niente)






















Il 92% degli italiani dice che il regalo di Natale deve essere utile e servire a qualcosa. E non lo sto dicendo io che sto andando a comprare quintali di candele da regalare a raffica le quali, insieme allo sbuccia ricci, sono tra i regali più inutili che si possa fare, ma sono dati riportati da Vaniti Fer (rivista di riferimento per gli statistici dell’ISTAT).
A parte che il concetto di utilità mi sembra molto vago e relativo. Io lo scorso anno ho regalato al mio amico Scrappy, costumista quasi affermato, un divarica dita dei piedi per passare meglio lo smalto. Ora, non è certo un salvavita ma, vi garantisco che aveva le lacrime agli occhi dalla gioia quando lo ha scartato.
Ma volendo andare a fondo con questo concetto, mi sono fatto allora un giro tra i suggerimenti proposti, sempre da VF, per scegliere i regali più consoni per questo santo Natale di crisi.
Partiamo con un detto: quando c’è la salute e un paio di scarpe nove la vita ti sorride. Ecco allora un bel paio di sandali neri di Gucci da 895 euro per marciare sereni lungo questo 2009 ci volevano proprio. Se ci metti su altri 990 ti porti a casa anche una poscet, sempre nera, di Vitton e se ci schiaffi su ancora altri 15 euro con il corrispettivo ci salvi 12 stati africani dalla fame per almeno 2 generazioni.
Mi rendo conto che potrei essere tacciato di qualunquismo nel criticare regali del genere dato che vale tanto quanto dire che la De Blanc è una stronza quindi cambiamo, scendiamo mostruosamente di prezzo e parliamo di utilità.
A 80 euro, che effettivamente non è un regali che poi ti costringe a fare il cenone alla Caritas, troviamo un paio di pattini da ghiaccio con motivi a stras. Utile. Tanto. Soprattutto da quando ti parla del global uorming anche la Clerici mentre monta una maionese alla Prova del cuoco. Ma è pur vero che se le temperature non sono da schettinate su specchi d’acqua congelate come fossi pattini d’argento, puoi sempre adattare le lame usandole come un minipimer della Braun per tagliare, tritare, sminuzzare ed affettare (consiglio quindi di abbinarci un tagliere in legno Ikea, 10 euro). Così sì che diventano davvero utili.
Jo Malone, che credo non sappia neppure lui chi cazzo sia, ha pensato: “ e se facessi dei saponi che costano come un volo internazionale in bisnes? Tanto si sa, l'igiene non conosce recessione”. Quindi ti tira fuori saponette formato set da viaggio Alitalia a sole 65 euro. In effetti così si ha il vantaggio di aiutare l’ambiente evitando sprechi d’acqua perché stai certo che se fai una media di 5 a strofinata, uno piuttosto ci rinuncia a lavarsi.
La Absolut ha tirato fuori una bottiglia rivestita con un abitino in paiet rosse a sole 10 euro. Voi mi direte, ma che non c’hai 10 euro. Certo! Ma è un regalo utile solo se avete nella lista d’amici Laisa Minnelli ed Emi Uainaus (o Last Dei, il mio coinquilino).
Belline anche le ballerine della Hogan per neonati: 65 euro. Che mi pare un buon prezzo per un accessorio che vostra figlia indosserà solo da Natale a Santo Stefano a meno che non le fasciate i piedi per tenergliele di quella misura come si faceva nella cine del medio evo.
Ormai sono mesi, da quando questa recessione è scoppiata, che sento dire, a partire dal nostro premier (il quale già vedo impacchettare chili di caffè, zucchero e calze di nailon per fare regali utili ad amici, parenti e Carfagne) che in effetti bisogna spendere per rialzare l’economia e molti hanno recepito al volo l’invito visto che stamani a via dei Condotti c’era la fila davanti Scianel e Vitton (io credo fossero figuranti messi lì apposta per fare “prosperità”) ma io quest’anno ho preferito rompere con alcuni amici piuttosto che spendere per fare loro regali.

venerdì 12 dicembre 2008

IL DECALOGO DI NATALE.







Anche quest’anno il Natale sta arrivando con la solita valanga di regali sbagliati, cenoni indigesti, invitati indesiderati e auguri detti con lo stesso trasposto con cui i poliziotti delle ficsion americane notificano i loro diritti ai fuori legge appena catturati.
Ma che sarebbe il Natale senza la solita sfilza di frasi che ogni anno si ritirano fuori insieme alle decorazioni dell’albero?
Ecco la mia personale top ten delle più usate, più abusate e più scontate.
Al 10° posto: “Ho preso qualche chilo sotto le feste. Adesso mi metto un po’ a dieta”.
Affermazione intramontabile almeno da quando il signor Ueit Uoccer ci ha spiegato che se ti mangi panettoni 2 alla vota come fossero ciliegia è possibile si possa prendere qualche chiletto. In genere, la frase è detta più spesso da chi ‘sti chiletti se li porta avanti già dal natale del 1987 ma, almeno una volta l’anno ha una giustificazione che non lo faccia sentire il solito Poldo di Braccio di ferro.

9° posto: “Quest’anno i regali li facciamo solo ai bambini”.
Salvo poi trafugare notte tempo le letterine dei propri figli per sostituire la richiesta di un gioco per plei stescion con quella di un solitario Bulgari, giustificandola poi a mariti e nonni sbigottiti con il fatto che i ragazzini di oggi sono sempre più precoci.

8°: “Quest’anno regalo solo libri”.
Che sarebbe tanto una bella cosa ma quando poi mi capita di tirare giù la lista degli amici mi rendo conto che la maggior parte di loro li scambierebbe per strani modelli di schiaccia noci adoperandoli poi nel periodo estivo al posto della paletta ammazza zanzare.

Al 7°: "ci vediamo l'anno prossimo".
Detta congedandoti dopo il cenone di capodanno e dando appuntamento a parenti ed amici all’indomani. Io ho incontrato più indigeni delle foreste amazzoniche del Brasile centrale che gente che abbia riso a questa battuta che persino Gino Bramirei si sarebbe vergognato di fare.


Posto numero 6:
“Prima di capodanno ci dobbiamo vedere per forza”.
Beh, se non ti sei visto fino ad allora ci sarà un perché, no? In genere è la frase che si dice al termine di una serata in cui hai bevuto cantine sociali di vino intere e faresti l’invito anche ad Idi Amin Dada (ndr: il presidente dell’Uganda che dei nemici ne faceva polpette, e non è una battuta).


Posto numero 5:
“Io sono più per il panettone”.
In genere chi te lo dice lo fa per giustificare il fatto che stia mangiando una fetta di pandoro. Magari la quinta. E te lo dice con quell’aria con cui le vergini dell’ottocento dicevano la prima notte di nozze: “non lo fo per piacer mio, ma per dare un figlio a dio”. Così poi quando arriva inaspettatamente il panettone possono avventarsi anche su quello avendone preventivamente giustificato la passione.
PS: la frase funziona anche nella variante: “Io sono più per il pandoro”.

Al 4°: “Non è niente di che, giusto un pensierino…”.
Scusa quindi io chi sono il figlio della serva che mi fai una cazzata di regalo e me lo dici pure?


3° posto: “tanto se non ti piace si può cambiare” (spesso adoperata anche ne i compleanni).
Anche qui: ma pensarci un po’ prima di regalare un DVD a un cieco?

Al 2°: “Tu che fai a capodanno?”.
Ho sentito gente chiederla il 20 di agosto. Io manco so cosa farò stasera né tanto meno se sarò ancora vivo. Non dico vivere come se non ci fosse domani ma, cavolo, una domanda meno impegnativa?

Ed eccoci alla regina delle frasi fatte.
“Non sento lo spirito questo Natale”.
Scusate ma davvero non capisco cosa sia sto cavolo di spirito. Che dovrei fare, sostituire il motorino con una renna o guidare il carrello alla GS vestito come un Umpa Lumpa, cantando Bianco Natal e andando ad aiutare tutte le vecchine che non riescono a prendere l’adesivo per dentiere che i perfidi commessi mettono sempre nelle scansie più alte degli scaffali?

giovedì 11 dicembre 2008

MISURA PER MISURA.














Quasi tutte le mattine, anzi, è inutile mascherare le mie nevrosi: tutte le mattine, subito dopo aver fatto pipì e prima ancora di lavarmi la faccia, mi prendo le misure. Ormai anche io mi sono convertito al credo secondo il quale più che la bilancia bisogna dar retta al metro dato che quest’ultimo non è manomettibile (cosa che sistematicamente facevo con la rondella del pesapersone che ho in bagno quando la risposta non mi soddisfaceva).
Quindi appena mi alzo, mi tolgo il pigiama e mi cingo il metro intorno alla vita. Ovviamente prima trattengo il respiro come Pellizzari prima di mettere l’ennesimo record d’apnea, fisso il soffitto con lo sguardo per tendere al massimo la colonna e assumo un’espressione da asceta tale per cui non mi stupisce che i miei vicini si diano appuntamento tutte le mattine per vedere dalla finestra la mi espressione, chiedendomi poi qualche vaticinio. In tutto questo, la misura la prendo con un metro retrattile in alluminio da muratore. La prima volta che mi misurai era il solo che avevo a tiro quindi ormai fa fede quello (in effetti la gente che entra in camera rimane sempre piuttosto sorpresa dal vedere quell’attrezzo sul tavolo e sono certo che molti di loro pensino maliziosamente che lo adoperi per valutare altri tipi di misure per le quali, non per vantarmi, non mi occorrono metri, vado ad occhio e non ci sbaglio mai).
Scordatevi pure che qui dichiari quant’è la circonferenza. Diciamo solo che stamattina era incredibilmente più sottile.
Ma cambiamo per un momento discorso e parliamo dei regali di compleanno. Abbiate fede, c’è un perché.
So benissimo che non si dovrebbe fare e che non è proprio una cosa elegantissima ma io i regali preferisco pilotarli piuttosto che affidarmi alla capacità di amici e parenti di interpretare i miei gusti. Quindi anche quest’anno, complice ilmiomiglioramico, ho stilato una lista che, in maniera piuttosto subdola (perché proprio la faccia di culo da dire a qualcuno “voglio questo!” ancora non ce l’ho), lui ha poi assegnato agli invitati.
Facciamo ancora un altro salto d’argomento.
La mi capacità critica davanti ai messaggi pubblicitari è praticamente nulla. Qualsiasi cosa mi promettano, io ci credo. Quindi io per lavare uso solo Dash perché in televisione dicono che “più bianco non si può”, nonostante pare abbiano messo pagliuzze d’oro al posto del sapone visto il prezzo che ha.
Qualche tempo fa avevo quindi visto una pubblicità di un prodotto della XXX (si scordassero pure che mi metto a fargli la pubblicità, che pagassero!) che promette di rassodare il punto vita e tutte le parti critiche di un uomo (adoro questo eufemismo) applicando dei cerottino grossi come fogli A4 che agiscono di notte mentre dormi.
E così, senza che il cervello potesse elaborare anche un accenno di pensiero critico, metto immediatamente questa meraviglia della scienza nella mia lista.
Ora riuniamo questi tre argomenti in uno solo e capirete quello che mi è successo.
Ieri sera, prima di mettermi a dormire, ho fatto la prima applicazione e mi sono piazzato queste due pezze collose sulle maniglie dell’amore.
Credo che anche questo trattamento, come il botulino, sia nato in qualche laboratorio militare. Sono convinto che fosse nato come un’alternativa al napalam scoprendo poi che, una dose leggermente inferiore riduceva semplicemente l’adipe in eccesso. 5 minuti dopo averle applicate infatti ho iniziato a sentire un leggero bruciore che poi si è tramutato in un vero bruciore per trasformarmi in fine in una specie di Giovanna D’Arco durante la sua esecuzione sulla pira incendiaria.
Sulla confezione dice che vanno tenute per una notte intera: 8 ore.
Alle 2 una puzza di bruciato mi sveglia. Sto per togliermele quando mi chiedo: le strappo via o mi tengo la trippa? Una persona normale se le sarebbe scollate di dosso e avrebbe usato le pezze restanti come fornelletto da campo per eventuali gite in montagna, ma non io! Quindi mordendo il cuscino e pregano la madonna di farmi riaddormentare per non sentire il dolore, ho tenuto duro. Stamattina appena sveglio il bruciore era diminuito. Mi tolgo via le bende che evidentemente avevano sopra uno strato di Attac Ultra visto che si portano via anche parte del derma e corro a misurarmi.
Un centimetro abbondante in meno! Ora potrebbe anche essere l’effetto placebo ma i numeri sono numeri!
È pur vero che adesso ho due ulcere orrende sui fianchi ma tanto la spiaggia è ancora lontana e di gente che mi voglia vedere in mutande non ce n’è poi molta.
Stasera si replica.
Le avvertenze dicono che non si dovrebbe fare più di tre volte a settimana e meglio se intervallate ma: stica. Se tutto va bene, per la fine della settimana avrò il punto vita della Lollobrigida quando trotterellava sul mulo in “Pane amore e…qualcosa”.
Certo il pensiero del dolore dell’altra notte mi preoccupa ma nulla che non possa essere superato con l’acquisto di un antidolorifico in farmacia e il furto di un estintore dall’ascensore dell’ufficio prima di torare a casa.

sabato 6 dicembre 2008

35. Un altro anno strappato alla morte.















a 35 anni mio padre si svegliava alle 5 del mattino per andare a lavorare.
a 35 io torno dalle discoteche con più alcol in corpo di una cantina sociale piemontese.
alla mia età mio padre aveva già due figli da mantenere mentre io non riesco a prendermi cura pure delle piante di plastica.
a 35 anni aveva una famiglia e un appartamento.
a 35 vivo in una stanza in affitto dove so già, ci morirò.
a 35 anni mio padre ne dimostrava 10 di meno io invece solo 5 (la genetica è una stronza infame).
sempre a 35 anni mio padre andava allo stadio a vedere la Fiorentina, io c'ho messo piede, per la seconda volta, solo a settembre per vedere Madonna (e la mia prima volta era 2 anni fa, sempre per vedere lei).
A 20 anni pensavo e, quando fossi arrivato a 35 avrei risolto molte delle mie turbe ma a me mi pare invece se ne siano aggiunte delle altre come pensavo che, uno straccio d'uomo sarei riuscito a intortarlo e manco quello.
a 35 anni tutto sommato però poteva pure andarmi peggio e, alla fine, nonostante le turbe, la zitellaggine, la passione smodata per le reginette del pop, la precarietà abitativa e le incertezze lavorative me lo dico con serenità: non sono affatto male.

giovedì 4 dicembre 2008

AI BELIV!


















“Io e tua madre dobbiamo dirti una cosa”. Fino a quell’età una frase del genere l’avevo sentita pronunciare solo nei cartoni animati tipo Lovli Sara e siccome di solito era sempre l’anticamera di rivelazioni agghiaccianti come: “da oggi dovrai pulire le scale del collegio con lo spazzolino da denti”, mi aspettavo che la frase seguente sarebbe suonata come: “abbiamo trovato le gonne che hai fatto con la carta da regali per il tuo Big Gim e le abbiamo buttate perché non sta bene che a farle sia un maschietto”.
Invece la rivelazione fu ben più traumatica.
“Sei abbastanza grande per saperlo”. Da quando in qua uno a 9 anni è grande abbastanza, io sono praticamente appena nato!
Nel sudest asiatico se è per questo ti schiaffano in una fabbrica con turni da 20 ore al giorno già dai 5 anni ma non mi sembra il caso di darmi per questo dell’adulto (la mania del minimizzare l’età, come vedete ha radici antiche).
“Babbo Natale non esiste”, mi disse secco mio padre. Immediatamente mi girai verso mia madre sperando di leggere nei suoi occhi una smentita a quello che avevo appena sentito ma, al contrario, la vidi annuire.
Mi ci vollero alcuni istanti prima che corpo ed anima si ricongiungessero dal momento che la seconda era talmente tanto scioccata che si era andata a fare un giretto nell’iperuranio a fumarsi una sigaretta per calmarsi.
Mi avessero detto che Dio non esisteva a me, che all’epoca credevo che anche la mamma avesse il pisellino (anni dopo la mia analista, una delle due, a seguito di questa mia dichiarazione avrebbe detto con serafica consapevolezza: “beh, non mi stupisce che lei abbia iniziato da lì ad avere le idee confuse sulla sessualità”), ci sarei rimasto meno male. Soprattutto per il fatto dei regali. Ora, non è che ci vuole una mente particolarmente brillante per collegare immediatamente il fatto che se non è il lardoso in velluto rosso a portarti i regali allora, probabilmente, sono i tuoi genitori. Io invece la prima cosa che vado a dire è “ma allora è la befana che porta anche quelli di Babbo natale?”.
I miei si guardarono come per dire “forse è ancora in garanzia. Proviamo a farcene dare uno che invece funziona”.
Mia madre prese la parola: “no, i regali te li portiamo noi”.
I miei occhi si sgranarono ancora di più. Ormai sembravo un opossum che aveva letto per errore 200 invece che 20 gocce come dose consigliata per l’assunzione di ansiolitici.
“Quindi a Natale me li farete voi, giusto?”. Scemo si ma non fino al punto di non chiarire subito un punto basilare della questione.

L’indomani avevo la sensazione di essere ormai adulto. Una volta che sai che Babbo Natale sono i tuoi che semplicemente si sono rotti di aspettare che vai a letto per mettere i tuoi regali sotto l’albero muovendosi silenziosamente come due topi d’appartamento, ormai pensi che il mondo non abbia più segreti.
Ero anche convinto che tutti gli altri miei compagni invece ancora vagassero nella terra della menzogna solcata da slitte trainate a renne e da scope volanti quindi, manco fossi Prometeo, mi sentivo in dovere di squarciare per tutti il velo rivelando loro la verità (diciamo pure che ero già abbastanza egocentrico da voler essere io il primo a dirlo).
“Lo sai che babbo natale non esiste”, faccio a bruciapelo ad un paio di compagni che mangiano girelle e tegolini durante la ricreazione.
Senza manco smettere di ruminare, con la palpebra abbassata di chi la sa più lunga di te, rispondono: “Beh, noi lo sappiamo dalla seconda”. Cosa? Già lo sapevano? E da due anni?
Ci resto davvero malissimo ma, mi dico, sarà un caso. Va bene. Tanto ci sono altri 25 compagni a cui poter andare a spifferare la notizia. Risultato: dopo 10 minuti scopro che ero il solo coglione che in quarta ancora credeva a Babbo Natale visto che le risposte sono invariabilmente: “beh, io lo sapevo già”.
Dovetti quindi ripiegare su quelli di prima per poter fare un po’ il gaggio e, con stupore, mi resi conto che anche lì solo pochissimi ragazzini non erano stati messi al corrente della novità già da tempo.

mercoledì 3 dicembre 2008



C'è chi dice che gli omosessuali farebbero di tutto 
per essere al centro dell'attenzione.















Per alcune nazioni l’omosessualità è reato. Per altre, punirla con la morte non lo è.




martedì 2 dicembre 2008

La SS e i deliri vaticani.





















Insomma uno parte con le migliori intenzioni. Prende gli appunti, si sorbisce una puntata conclusiva dell’Isola tanto lunga che gli viene il sospetto sia iniziata quando ancora le trasmissioni venivano emesse in bianco e nero. Si forza a vedere le tette della Ventura che promuovono la pubblicazione di “Zinna Combact” (un gioco per Uii in cui pare che tu possa scegliere con quale delle 12 protesi diverse di Simona puoi combattere) e poi che succede? Apri il giornale e leggi che la SS (che sta per Santa Sede ma anche come semplice Sciuz Staffel va bene, visto che hanno lo stesso grado di tolleranza) è tra i pochi stati al mondo insieme all’Iran e alla civiltà del male della regina Imica a contrastare la risoluzione proposta dalla Francia di depenalizzare l’omosessualità durante la prossima riunione dell’ONU.
Dunque se la Chiesa si limitasse a dire: “Sapete che vi dico? Io i ricchioni li userei come ceppi per aizzare il fuoco!”, cosa che per altro hanno fatto per secoli, la apprezzerei pure. Ma quando vogliono farti credere che Cristo la notte appaia in sogno al Santo Padre e invece di dargli i numeri da giocare al superenalotto gli dica che l’omosessualità è il male assoluto, non posso che chiedermi se questi c’hanno presi a tutti per deficienti totali.
Io non so infatti come possa essere logicamente condivisibile la dichiarazione dell’arcivescovo Celestino Migliore* (vedi biografia a pie’ di post), osservatore per la SS presso l’ONU, che recita: “se gli omosessuali venissero inseriti tra le categorie protette da discriminazioni, gli staiti che non riconoscono le unioni omosessuali saranno oggetto di pressioni e verrebbero messe alla gogna creando nuove implacabili discriminazioni”.
Premetto che secondo me quando Benny, Celestino e gli altri alti prelati hanno deciso che sarebbe stata questa la motivazioni lo hanno fatto con il sadismo e la goliardia degli stilisti quando decisero che la gonna a palloncino sarebbe stato il mast degli anni ottanta pur sapendo che cazzata galattica stavano tirando fuori, ma una cosa del genere in sostanza significherebbe che, per non far sentire a disagio le nazioni che impalano 2 uomini che si sono baciati te preferisci che un atto del genere continui a essere reato?
Quindi come dire: non depenalizzo le violenze sulle donne perché sennò quando un marito uccide di legnate la moglie poi potrebbe sentirsi a disagio per le sanzioni che subisce?
A parte che, come al solito, ci infilano dentro il discorso delle unioni civili che c’entrano quanto il fatto che l’estinzione della foca monaca è causata dal fatto che al mattino scendo dal letto con il piede destro. Ma poi da quando in qua la SS si dispiace del fatto che nazioni come l’Arabia Saudita (la quale, saggiamente ai finocchi li lapida) o il Pachistan, che potessero al posto di San Pietro ci farebbe un campo da golf a 45 buche, potrebbero restarci male di una sanzione da parte delle nazioni unite?
La sola cosa che mi consola è che anche lo schieramento di centro destra stavolta non appoggia i soliti deliri vaticani ad eccezion fatta di Buttinoni che giustifica la “Compagnia di Celestino” dicendo: “la Chiesa non vuole che poi da qui si arrivi a definire i gay una categoria protetta”. Ma la cosa detta da uno che ha l’espressione di chi ha appena scambiato una fiala di lassativo con un frullato di vasabi, non mi fa ne caldo né freddo.


* Quando aveva 12 anni stava servendo messa come chierichetto quando durante il momento dell’ostensione, una pala d’altare staccatasi dal soffitto lo colpi in testa. Ripresosi, iniziò a dire frasi senza senso che i genitori credettero essere un segno divino invece che un semplice trauma. Deciso quindi che quella sacerdotale dovesse essere una chiara conseguenza di quel modo bizzarro che ebbe l’Altissimo di benedire il figlio, gli imposero quindi di farsi prete e così, per quella strana fatalità che porta molti deficienti a ricoprire nella vita ruoli del tutto inadatti, ecco che oggi Celestino si ritrova ad essere arcivescovo.
(tratto dal libro: “Come fare carriera avendo nella testa un criceto che gira nella ruota”, AAVV, Insy Pubblicazioni).